Lo studio Eccia High-end Tourism spiega perché dopo la pandemia si deve ripartire dal turismo di lusso.
Il turismo di lusso aveva generato in Italia nel 2019 una spesa turistica da circa 25 miliardi di euro fino a circa 60 miliardi.
Nel 2020, con l’emergenza Covid, si stima che l’Italia abbia perso in questo settore circa 10/12 miliardi di euro di fascia alta.
Nonostante il turismo di lusso rappresenti meno dell’1% delle imprese di soggiorno, genera però il 25% delle spese turistiche locali totali.
Infatti a livello europeo rappresenta il 22% del fatturato turistico, con un valore economico tra i 130 e i 170 miliardi raggiunti nel 2019.
Guardando ai dati dei voli aerei verso l’Europa nel 2020 c’è stato un calo di circa il 70% nell’intero settore.
Ma, mentre il turismo legato alla classe economica ha segnato un -3% anche nel 2021, chi è arrivato in Europa in First o Business class l’anno scorso ha visto il trend cambiare, con rispettivamente un +6% e +8%.
Secondo Eccia, l’European Cultural and Creative Industries Alliance, il comparto del turismo di lusso in Europa ha un potenziale di crescita fino a 520 miliardi, ma per raggiungerlo il settore deve focalizzarsi su cinque priorità:
“Oggi secondo noi si deve rilanciare il turismo dopo la pandemia, ma soprattutto puntare ad alzare il livello del turismo nel nostro Paese, perché il turismo di lusso è quello più sostenibile” – dice Matteo Lunelli, presidente di Altagamma e nuovo presidente di Eccia – “oltre a produrre notevoli impatti indiretti positivi sul territorio.”
L’Europa attrae il 51% degli arrivi internazionali, con il 35% concentrato nei cinque Paesi e con un impatto economico diretto nel 2019 tra i 575 e i 725 miliardi di euro, cioè il 4% del Pil europeo.
Di questo valore circa 130-170 miliardi arrivano dal turismo d’alta gamma, con la Gran Bretagna che vede il segmento avere un valore di 30-35 miliardi, seguita dalla Francia con 22-27 miliardi e l’Italia con 25 miliardi, su un valore totale del turismo di 80-100 miliardi nel nostro Paese.