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L'edizione estiva dell'evento del Consorzio Vini della Valpolicella di presentazione dell'annata 2017 dell'Amarone ha svelato il volto pop del re dei rossi veronesi.

L’Amarone diventa il re dei consumi estivi che, nell’incontrare con successo la cucina di mare e quella dei paesi target dell’export, è stato servito a basse temperature di servizio pensando a un consumo destagionalizzato anche nella ristorazione.

“Spesso parliamo di storia e innovazione di una denominazione importante che annovera 19 milioni di bottiglie, ma in questi giorni di Amarone Opera Prima abbiamo anche raccontato la capacità di innovazione dell’Amarone che si è evoluto in diverse espressioni stilistiche costruendo un ideale ponte tra la Valpolicella e il resto del mondo” – ha detto Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela Vini Valpolicella.

Prima di annunciare che la sede del Consorzio sarà intestata a Bepi Quintarelli, uno dei principali artefici del successo del re dei vini veronesi, a dieci anni dalla scomparsa del produttore di Negrar.

“Sempre più giovani si avvicinano all”Amarone e al Valpolicella” – ha detto Giacomo Sacchetto, chef del ristorante stellato La Cru di Romagnano a Grezzana (Verona) – “che non sono più visti solo come vini da meditazione o da grandi arrosti. Nel mio lavoro cerco di mettere al primo posto il territorio, voglio far conoscere la bellezza e le eccellenze locali anche con un approccio diverso”.

Per lo chef se il territorio è un ingrediente determinante della sua cucina, lo sono anche i vini, non solo nel riso all’Amarone ma anche nella selvaggina o nelle ciliegie servite con crema alla Valpolicella.

Mauro Lorenzon, l’oste della Maschereta di Venezia e promotore dell’Enoiteca Guesteria, ha aggiunto che l’Amarone è il principe della città lagunare, dove viene richiesto anche in abbinamento con la frittura di pesce.

Con una temperatura di servizio attorno ai 16 gradi è preferibile ai vini bianchi perché non ha solforosa, ed è un vino ideale da mettere in carta al bicchiere perché la mescita consente anche di confrontare più etichette e più stili di produzione.

Secondo Chiara Pavan, giovane donna-chef del ristorante stellato Venissa, a Mazzorbo (Venezia), è cambiata la percezione da parte dei consumatori dell’Amarone, l’approccio è diventato più facile.

Ma in generale – a detta della chef – vino e cibo sono diventate performance godibili al pari di altre forme di arte. E questo comporta per chi è in cucina e chi fa servizio di sala più libertà.

Sdoganati gli abbinamenti del vino dolce con una pietanza salata o speziata, o come capita a Venissa il vino stesso può diventare un complice nella preparazione di un piatto. E in questo contesto l’Amarone non è più un mero vino ma un elemento della danza tra cibo e vino.

Al mondo produttivo di questa eccellenza enoica veronese la chef Pavan suggerisce di seguire il trend dell’approccio ecologico: la cucina, ha detto, sta diventando sempre più attenta ad avere un impatto climatico tendente allo zero e anche il mondo del vino deve essere un baluardo di sostenibilità.

 

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